Una pianta, una storia: Pandano
Sommario
Pandanus utilis
Caratteristiche
Nome scientifico: Pandanus utilis Bory.
Nome comune: Pandano
Porto : Albero
Famiglia: Pandanaceae
Fonte: Madagascar
Guarda anche: Scoprite 5 specie di ibisco poco conosciuteSi tratta del pandano, o per essere più precisi del Pandanus utilis della famiglia delle Pandanaceae, endemica dell'enorme isola di Madagascar, nell'Oceano Indiano, che si trova molto bene nei giardini delle pianure a sud dell'isola di Madeira, dove è arrivata nel XIX secolo. Nel Giardino Municipale di Funchal e nella Quinta Magnólia si possono vedere due esemplari di questa specie, che producono frutti da oltre cento anni.
A prima vista può sembrare un albero drago, ma basta guardare il fusto per togliere ogni dubbio: le grandi radici che nascono dal tronco, ben al di sopra del terreno, sono un aiuto essenziale per mantenerlo in piedi nel suo ecosistema paludoso sulla costa del Madagascar. Anche senza l'influenza delle maree, nei giardini mantiene queste radici di sostegno, perché prevenire è meglio che curare.
Le sue prestazioni come albero ornamentale dipendono molto dallo spazio disponibile, dalla fertilità del terreno e dalla disponibilità di acqua, che in estate deve essere fornita due volte alla settimana. Non sopporta la potatura, perché i rami tagliati non germogliano di nuovo.
Fiori e frutti
È una specie dioica, il che significa che ci sono alberi con fiori maschili e altri con fiori femminili. Solo questi ultimi producono frutti.
I frutti sono sincarpici. Cosa significa questa parola? Esattamente questo: i frutti sono formati da ovari composti con un centinaio di carpelli, che formano una grande pigna, come gli ananas. Questi frutti (drupe) sono commestibili, ma solo quando sono maturi (gialli). La polpa che circonda il grande seme è scarsa e poco saporita.
Le foglie
Le foglie lineari, lunghe in genere più di un metro, presentano una vena mediana e spine rosse ai margini. In Madagascar vengono utilizzate per coprire le case e realizzare cesti, cappelli, stuoie, tappeti o corde.
Testo e fotografia: Raimundo Quintal
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